Berlinguer




“Compagno Berlinguer, è qui: siamo qui per ascoltarla”. Il grido, partito dalle prime file del Politeama, ruppe il silenzio dell'aula ed ebbe l'eco di un fulmine. Le luci della sala si accesero e, in mezzo a un’ovazione che pareva non finire mai, salì sul palco quel piccolo grande politico, simbolo di onestà e coerenza.

Era il 1976 e l’Italia era scossa da fatti di sangue e terrorismo. Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, veniva accolto a Palermo in un'atmosfera di grande attesa. La sua visita era attesa come un evento che avrebbe potuto dare una svolta al Paese.

Berlinguer parlò di tutto: di politica, di economia, di mafia. Ma soprattutto parlò di pace e di speranza. "Non possiamo rassegnarci alla violenza e alla sopraffazione", disse. "Dobbiamo lottare per un'Italia più giusta, più solidale, più umana".

Le sue parole furono accolte con un'ovazione. C'era chi piangeva, chi lo abbracciava, chi gli stringeva la mano. Berlinguer era riuscito a toccare il cuore di tutti. Era l'uomo che aveva saputo dare voce alle speranze degli italiani.

Ma Berlinguer non era solo un politico. Era anche un uomo di cultura. Amava la letteratura, la musica, il teatro. Era un appassionato di calcio e tifava per la Juventus.

La sua persona era un misto di rigore morale e di umanità. Gestiva con proverbiale fermezza e determinazione i momenti più critici, ma era anche capace di commuoversi e di comprendere le fragilità degli altri.

La scomparsa di Berlinguer, il 11 giugno 1984, fu un lutto per l'Italia intera. In migliaia sfilarono davanti alla sua camera ardente, allestita a Roma, nel salone del Campidoglio. I suoi funerali furono un'immensa manifestazione popolare.

Enrico Berlinguer è stato un grande uomo politico e un grande italiano. L'Italia gli deve molto. La sua eredità morale è un patrimonio prezioso per le generazioni future.

Berlinguer e la mafia

Berlinguer fu uno dei primi politici italiani a denunciare l'esistenza e il potere della mafia. In un famoso discorso pronunciato a Palermo nel 1977, disse: "La mafia è un fenomeno che non può più essere sottovalutato. È una minaccia per la democrazia e per la libertà".

Le parole di Berlinguer furono coraggiose e scomode. La mafia era infatti un argomento tabù, di cui nessuno voleva parlare apertamente. Ma Berlinguer non aveva paura. Denunciò la mafia, i suoi traffici illeciti, i suoi metodi criminali.

L’impegno di Berlinguer contro la mafia fu costante. Sostenne le vittime, chiese lo scioglimento dei consigli comunali infiltrati dalla criminalità organizzata e promosse una serie di leggi per contrastare il fenomeno mafioso.

Berlinguer sapeva che la lotta alla mafia sarebbe stata lunga e difficile. Ma non si arrese mai. Continuò a denunciare la mafia fino alla fine dei suoi giorni.

L’eredità di Berlinguer

L’eredità di Berlinguer è ancora oggi viva. La sua onestà, la sua coerenza, la sua capacità di sognare un'Italia migliore sono un esempio per tutti coloro che credono in una politica fatta di valori e di ideali.

Berlinguer è stato un politico scomodo. Non ha mai rinunciato alle sue idee, anche quando erano impopolari. Ha sempre lottato per ciò in cui credeva, anche quando sapeva che avrebbe pagato un prezzo.

Ma Berlinguer è stato anche un politico amato. Era un uomo di popolo, che sapeva ascoltare e comprendere le esigenze della gente. Era un uomo che ha saputo dare voce alle speranze degli italiani.

L’Italia ha bisogno di uomini come Berlinguer. Uomini coraggiosi, onesti, coerenti. Uomini che credono in una politica fatta di valori e di ideali.

Un ricordo personale

Ho avuto la fortuna di conoscere Berlinguer. Era una persona straordinaria. Di una bontà e di una gentilezza rare. Ricordo che una volta gli chiesi cosa pensasse del futuro. Mi rispose con un sorriso: "Penso che il futuro sarà migliore se sapremo costruire un'Italia più giusta, più solidale, più umana".

Berlinguer aveva ragione. Il futuro sarà migliore se sapremo costruire un'Italia più giusta, più solidale, più umana.