Ecco perché il cinema italiano non è più quello di una volta




Non so voi, ma io amo il cinema italiano. Da sempre. Da quando i miei genitori mi hanno portato a vedere "La grande guerra" di Monicelli e "Amarcord" di Fellini. Che risate, e che riflessioni. E poi "C'eravamo tanto amati" di Scola, "Nuovo cinema Paradiso" di Tornatore, "La vita è bella" di Benigni. Film che mi hanno fatto crescere, che mi hanno fatto capire il mondo e che mi hanno fatto innamorare di questo Paese.
Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Il cinema italiano non è più lo stesso. Non è più quello di una volta. E non è solo perché non ci sono più i grandi maestri del passato, come Fellini, Visconti, Antonioni o Pasolini. È qualcosa di più profondo.
È cambiato il modo di fare cinema. Si punta più sulla forma che sulla sostanza. Sui soldi che sul messaggio. Sui divi che sulla qualità.
E così, invece di film che ci facciano riflettere, ci emozionare, ci divertire, ci fanno solo sbadigliare. Invece di storie che ci entrino dentro e che ci rimangano impresse nella memoria, ci offrono solo prodotti usa e getta, che dimentichiamo subito dopo averli visti.
Che peccato. Che spreco. Perché il cinema italiano ha una grande tradizione, una grande storia. E ha ancora tanto da dire. Ma per farlo deve ritrovare la sua identità. Deve tornare a essere un cinema d'autore, un cinema che parli al cuore e alla mente. Un cinema che ci faccia pensare, sorridere, piangere. Un cinema che ci faccia sentire orgogliosi di essere italiani.
Non so se ci riuscirà. Ma io spero di sì. Perché il cinema italiano è il mio cinema. È il cinema che mi ha fatto diventare quello che sono. È il cinema che amo.