Felice Maniero: dalla malavita alla redenzione




Il nome di Felice Maniero è indissolubilmente legato alla sanguinosa criminalità organizzata del Veneto degli anni '80 e '90. Noto come "Faccia d'angelo", per via del suo aspetto angelico, Maniero è stato a capo della "Mala del Brenta", una delle più temute organizzazioni criminali italiane.

Nato a Campolongo Maggiore nel 1954, Maniero ha vissuto un'infanzia difficile segnata dalla povertà e dalla violenza. Figlio di un operaio e di una casalinga, ha abbandonato la scuola a 14 anni per lavorare come carpentiere. In quegli anni è entrato in contatto con la microcriminalità, compiendo furti e rapine.

Nel 1977, a soli 23 anni, Maniero è diventato il capo della "Mala del Brenta". Sotto la sua guida, l'organizzazione è cresciuta rapidamente, estendendo il suo controllo su gran parte del Veneto. La "Mala del Brenta" ha commesso numerosi crimini, tra cui omicidi, rapine, estorsioni e traffico di droga.

La sanguinosa ascesa della "Mala del Brenta" ha attirato l'attenzione delle forze dell'ordine. Nel 1994, Maniero è stato arrestato e condannato all'ergastolo. Tuttavia, nel 2002 ha ottenuto la semilibertà e da allora ha avviato un percorso di redenzione.

Oggi Maniero è un uomo libero. Ha scontato la sua pena e ha dedicato la sua vita a denunciare le atrocità della criminalità organizzata. Ha scritto libri, tenuto conferenze e partecipato a programmi televisivi per raccontare la sua esperienza e sensibilizzare l'opinione pubblica sui pericoli della malavita.

La storia di Felice Maniero è un esempio di come anche i peggiori criminali possono trovare la redenzione. È una storia di violenza, rimpianti e rinascita, che dimostra che il cambiamento è sempre possibile.

E, soprattutto, è una storia di speranza.