Franceso Schiavone: il Risorgimento dall'altra parte
Un uomo d'armi contro l'unità d'Italia, un guerrigliero che sfidò l'esercito sabaudo, un brigante che difese le terre del Sud contro l'invasore piemontese.
Francesco Schiavone, detto "Ciccio Cappa", fu una figura complessa e controversa del Risorgimento italiano. Nato a Castellammare di Stabia nel 1830, si unì alle truppe borboniche già da ragazzo, partecipando alla repressione dei moti rivoluzionari del 1848.
Ma il destino di Schiavone cambiò radicalmente nel 1860, quando Garibaldi e i suoi Mille sbarcarono a Marsala. L'impero borbonico si stava sgretolando, e Schiavone decise di schierarsi con i legittimisti, cioè con coloro che volevano mantenere il Regno delle Due Sicilie.
Insieme a pochi altri ufficiali, radunò una banda di guerriglieri e iniziò a combattere le truppe sabaude che avanzavano verso Napoli. Schiavone e i suoi uomini erano abili e determinati, e conobbero diverse vittorie sul campo di battaglia.
Ma la loro lotta era destinata a essere vana. L'esercito piemontese era troppo potente, e alla fine prevalse. Schiavone e i suoi seguaci furono costretti a ritirarsi nelle montagne del Cilento, dove proseguirono la loro guerriglia per diversi anni.
Durante questo periodo, Schiavone divenne una sorta di leggenda tra la popolazione locale. Era visto come un difensore del Sud contro l'invasione piemontese, un simbolo della resistenza meridionale contro l'oppressione del Nord.
Le autorità sabaude lo considerarono un brigante, e gli diedero la caccia senza sosta. Ma Schiavone riuscì sempre a sfuggire alle loro grinfie, grazie alla rete di appoggi che aveva tra i contadini e i pastori locali.
Schiavone fu un uomo coraggioso e determinato, ma anche spietato e sanguinario. Non esitava a usare la violenza per raggiungere i suoi scopi, e spesso ricorreva al rapimento e al ricatto per finanziare le sue operazioni.
Alla fine, però, anche Schiavone dovette capitolare. Nel 1866 fu ferito in uno scontro con i bersaglieri sabaudi e, dopo essersi nascosto per qualche tempo, si consegnò alle autorità.
Fu condannato a morte e fucilato a Napoli nel 1867. Aveva solo 37 anni.
La figura di Francesco Schiavone è ancora oggi controversa. Alcuni lo vedono come un eroe del Sud, un difensore dei diritti del popolo meridionale contro l'invadente Piemonte. Altri lo considerano un brigante, un criminale che ha commesso efferati delitti.
Certo è che Schiavone fu un personaggio complesso e affascinante, che non può essere ridotto a una semplice etichetta. Era un uomo di guerra, ma anche un uomo di cuore. Amava la sua terra e il suo popolo, e si batté fino alla fine per difenderli.
La sua storia è una storia di coraggio e di sconfitta, di amore e di violenza. È una storia che ci ricorda che la guerra è sempre una tragedia, e che nessuna causa può giustificare la sofferenza e la morte di innocenti.