Non so se sia un caso o cosa, ma ogni volta che vedo Gregorio Paltrinieri nuotare mi viene un po' da piangere.
Non è solo per la bellezza del suo stile, per la potenza dei suoi bracci e per la determinazione con cui affronta ogni vasca. È anche perché in lui vedo qualcosa di me, qualcosa che mi ricorda chi ero e chi avrei potuto essere.
Io non sono mai stato un campione di nuoto, ma ho sempre amato l'acqua. Da bambino passavo ore intere in piscina, a giocare con gli amici e a provare a imitare i miei idoli.
Poi, un giorno, tutto è cambiato. Mi sono iscritto a una squadra di nuoto e ho iniziato ad allenarmi seriamente. All'inizio è stato dura, ma poi ho scoperto la bellezza della fatica, il piacere di spingere il mio corpo al limite.
Mi allenavo ogni giorno, a volte anche due volte al giorno. Nuotavo chilometri e chilometri, senza mai fermarmi. E più nuotavo, più mi innamoravo di questo sport.
Poi, un giorno, ho vinto la mia prima gara. Non era una gara importante, ma per me fu una vittoria straordinaria. Avevo dimostrato a me stesso di potercela fare, di poter essere un campione.
Continuai ad allenarmi duramente, e vinsi sempre più gare. Diventai campione regionale, poi campione nazionale e infine campione europeo.
Oggi, quando vedo Gregorio Paltrinieri nuotare, mi rivedo in lui. Vedo la stessa passione, la stessa forza e la stessa determinazione che avevo io quando ero un giovane nuotatore.
E mi viene un po' da piangere, perché so che anche lui sta vivendo il sogno di una vita.
Grazie, Gregorio, per avermi ricordato chi ero e chi avrei potuto essere. Grazie per avermi ispirato a non rinunciare mai ai miei sogni.