Gubbio, un piccolo borgo medievale incastonato tra le colline umbre, è il luogo in cui nasce una storia unica nel suo genere, quella della squadra di calcio "Assisi Gubbio 1910", comunemente conosciuta come Gubbio Torres.
Negli anni '60, il giovane allenatore e sacerdote salesiano don Antonio Riboldi viene inviato a Gubbio per guidare una piccola squadra di calcetto. Con passione e dedizione, don Riboldi trasforma quella squadra raccogliticcia in un vero e proprio fenomeno sportivo.
Il nome "Torres" deriva dal Sassari Torres Calcio, la principale squadra della Sardegna, città in cui don Riboldi aveva vissuto in gioventù. Nel 1965, la Torres Sassari organizzò una partita amichevole a Gubbio, che fu vinta clamorosamente dalla squadra del sacerdote umbro. Da quel giorno, don Riboldi decise di adottare il nome "Torres" anche per la sua squadra.
Un'altra particolarità della Gubbio Torres è la sua maglia. La casacca, di colore blu con bordi e dettagli bianchi, venne scelta da don Riboldi in onore della Madonna di Fatima, a cui il sacerdote era molto devoto. La maglia divenne presto un simbolo della squadra, tanto da essere ancora oggi indossata con orgoglio dai giocatori.
Negli anni, la Gubbio Torres ha collezionato una serie di successi sportivi. In particolare, negli anni '70, vinse due campionati di Serie D e un campionato di Serie C2. Inoltre, raggiunse anche i quarti di finale di Coppa Italia, sconfiggendo squadre di Serie A come il Torino e il Verona.
Oltre ai risultati sportivi, la Gubbio Torres è diventata anche un simbolo di riscatto e inclusione sociale. Don Riboldi, infatti, oltre ad allenarla, si prendeva cura dei giocatori anche fuori dal campo, offrendo loro sostegno e opportunità di crescita personale.
Oggi, la Gubbio Torres continua a giocare nel campionato di Serie D, ma rimane una squadra dal grande valore simbolico. La sua storia rappresenta un esempio di come lo sport possa essere uno strumento di crescita, unione e riscatto.
"Una squadra che unisce"Don Antonio Riboldi, fondatore e allenatore della Gubbio Torres, ha sempre creduto nel potere unificante dello sport. Con la sua squadra, ha voluto creare un luogo in cui tutti, indipendentemente dalle loro origini, potessero sentirsi a casa.
Negli anni, la Gubbio Torres è diventata un simbolo di questa unità. La squadra ha accolto giocatori provenienti da tutto il mondo, creando una vera e propria famiglia sul campo. Questo senso di appartenenza ha contribuito a costruire un forte legame tra i giocatori e i tifosi.
Oggi, la Gubbio Torres continua a rappresentare l'unione e l'inclusione. La sua storia è un esempio di come lo sport possa essere utilizzato per costruire ponti tra le persone, superando le differenze e creando un senso di comunità.
"La leggenda di San Francesco e il lupo"Gubbio è legata a una leggenda molto famosa, quella di San Francesco e il lupo. Si narra che il santo di Assisi, mentre predicava in città, incontrò un lupo feroce che terrorizzava la popolazione. San Francesco, invece di spaventarsi, affrontò il lupo con dolcezza e lo ammansì, facendogli promettere di non fare più del male agli abitanti.
Questa leggenda è diventata un simbolo della città di Gubbio e della sua storia. Anche la Gubbio Torres ha voluto far propria questa leggenda, adottando come simbolo il lupo ammansito da San Francesco.
Il lupo della Gubbio Torres rappresenta la forza, la tenacia e la determinazione della squadra. È un simbolo che ricorda ai giocatori e ai tifosi che, anche nei momenti più difficili, con coraggio e unità si può superare qualsiasi ostacolo.
La Gubbio Torres è una squadra unica, ricca di storia, leggende e simboli. È una squadra che incarna i valori di sport, inclusione e unità. La sua storia continua ad ispirare giocatori, tifosi e tutti coloro che credono nel potere dello sport.