Incidente seggiovia di Astún: un racconto dalla prospettiva di un sopravvissuto




Non è mai facile parlare di quegli eventi che ti cambiano la vita. Ma se la tua storia potesse aiutare qualcun altro, allora ne vale la pena.
Io ero uno dei 16 passeggeri a bordo di quella maledetta seggiovia ad Astún. Eravamo a circa metà del viaggio quando è successo. Ho sentito un forte schianto, poi tutto è diventato buio.
Mi sono svegliato al suono degli allarmi. Ero steso sul pavimento, coperto di neve. L'odore di carburante era nell'aria. Mi sono guardato intorno e ho visto il caos: la seggiovia era stata tranciata in due, i passeggeri erano sparsi ovunque.
Ho cercato di alzarmi in piedi, ma il dolore era troppo forte. La gamba sinistra era rotta in più punti. Non riuscivo a muovermi.
Ho sentito qualcuno chiamarmi. Era un soccorritore. Mi ha immobilizzato e mi ha caricato su una barella. Ho guardato i miei compagni di viaggio mentre venivano portati via uno dopo l'altro. Alcuni erano feriti, altri erano in stato di shock.
Non sapevo se sarei sopravvissuto. Ma sapevo che dovevo rimanere forte. Per me, per la mia famiglia, per i miei amici.
Mi hanno portato all'ospedale e mi hanno operato d'urgenza. La riabilitazione è stata lunga e dolorosa. Ma alla fine sono riuscito a rimettermi in piedi.
Oggi, a un anno dall'incidente, sono ancora alle prese con le conseguenze fisiche ed emotive. Ma non lascerò che questo evento mi definisca.
Sono un sopravvissuto. E la mia storia è una testimonianza della resilienza umana.