La mafia uccide solo d'estate




Racconto di una tragedia annunciata

La Sicilia, terra di sole, mare e... mafia. È in questo scenario suggestivo ma inquietante che si svolge la storia di "La mafia uccide solo d'estate", film diretto da Pif nel 2013 e ispirato alla sua infanzia vissuta a Palermo.

Il protagonista è Arturo, un ragazzino di undici anni che cresce con la convinzione che la mafia sia un'organizzazione lontana dalla sua tranquilla vita quotidiana. Ma il 3 settembre 1979, tutto cambia. Il generale Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, viene assassinato dalla mafia, e Arturo assiste impotente all'evento che segnerà per sempre la sua vita.

Un'infanzia sotto la minaccia

Da quel giorno, la mafia diventa una presenza costante nella vita di Arturo e della sua famiglia. La minaccia è sempre dietro l'angolo, nelle auto che seguono la sua Vespa, nelle esplosioni che scuotono la città. Arturo impara a convivere con la paura, ma non si rassegna alla violenza e al silenzio.

Il risveglio di una coscienza

Gli anni passano e Arturo cresce, portando con sé il peso della sua esperienza. La mafia non lo ha spezzato, ma lo ha reso più consapevole e determinato. Diventa giornalista e decide di usare la sua penna per denunciare le atrocità commesse dall'organizzazione criminale.

Un inno alla vita

"La mafia uccide solo d'estate" non è solo un resoconto dei tragici eventi degli anni '80, ma anche un inno alla vita e alla speranza. Arturo e la sua famiglia rappresentano la Sicilia che non si arrende alla mafia, che continua a lottare per un futuro migliore.

Il messaggio del film è chiaro: la mafia può uccidere, ma non può distruggere lo spirito di un popolo che crede nella giustizia e nella libertà.