Liliana Segre, testimone vivente dell'orrore




Parto da una premessa, odio parlare di politica e non vorrei che questo sembrasse un articolo a sfondo politico. Il mio unico obiettivo è raccontarvi la storia di Liliana Segre, una donna che ha vissuto un’esperienza che nessuno dovrebbe mai vivere.
Liliana Segre è una senatrice a vita italiana, nata a Milano nel 1930. Ha 91 anni ed è l’unica sopravvissuta italiana al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
Venne deportata ad Auschwitz da Milano il 30 gennaio 1944, insieme al padre Alberto Segre. Venne selezionata per il lavoro forzato e tatuata con il numero 75190. Il padre invece venne ucciso nella camera a gas il giorno stesso dell'arrivo.
Dopo la liberazione del campo da parte dell'Armata Rossa, il 27 gennaio 1945, Liliana Segre tornò a Milano, dove venne accolta da sua madre, che era riuscita miracolosamente a sopravvivere nascondendosi in un convento.
Per molto tempo Liliana Segre ha preferito non parlare del suo passato, ma negli ultimi anni ha iniziato a raccontare la sua storia nelle scuole e nelle università. Lo fa per testimoniare l’orrore dei campi di concentramento e per sensibilizzare le giovani generazioni sui pericoli dell’odio e del razzismo.
La sua testimonianza è preziosa, perché ci permette di comprendere meglio l’orrore dell’Olocausto. Ma è anche un monito per il presente.
L’odio e il razzismo sono ancora vivi oggi, e dobbiamo essere vigili per combatterli. Non possiamo permettere che vengano commessi ancora crimini come quelli dell’Olocausto.
Liliana Segre è una donna straordinaria, che ha saputo trasformare il dolore in speranza. La sua testimonianza è un dono prezioso per tutti noi.
“Dobbiamo ricordare le vittime dell’Olocausto, per evitare che simili atrocità vengano commesse di nuovo. E dobbiamo combattere l’odio e il razzismo in tutte le sue forme.” (Liliana Segre)