Luca Nardi: una storia di coraggio e speranza




“Tanto tu non capisci.” Quante volte ho sentito questa frase nella mia vita? Troppe. Troppe, per una persona della mia età. Troppe, per una persona che ha sempre cercato di capire il mondo che la circonda. Ma ecco, io non capisco. Non capisco perché la gente si arrabbi per cose insignificanti. Non capisco perché si facciano la guerra. Non capisco perché si uccidano a vicenda.
Sono nato in un paese in guerra. Ho visto cose che nessun bambino dovrebbe vedere. Ho visto la morte, la distruzione, la disperazione. Ma ho visto anche il coraggio, la speranza, l’amore. E questi sono i valori che mi hanno fatto andare avanti.
Mi chiamo Luca Nardi e questa è la mia storia.
Sono nato a Kabul, in Afghanistan. Mio padre era un medico, mia madre un’infermiera. Avevo due sorelle più grandi e un fratello più piccolo. Eravamo una famiglia felice. Ma la nostra felicità non è durata a lungo. Quando avevo sette anni, i talebani presero il potere. La nostra vita cambiò da un giorno all’altro. Le donne non potevano più uscire di casa senza un uomo. Le scuole furono chiuse. I bambini furono costretti ad andare in madrasa, dove impararono a odiare gli infedeli.
Mio padre fu arrestato per aver curato un soldato americano. Mia madre fu uccisa in un attentato. Le mie sorelle furono costrette a sposare dei talebani. Solo io e mio fratello riuscimmo a fuggire.
Ci nascondemmo in una moschea per settimane. Poi, un giorno, riuscimmo a raggiungere il confine con il Pakistan. Attraversammo il confine di nascosto e ci trovammo in un campo profughi.
Nel campo profughi, incontrai altri bambini che avevano perso tutto. Bambini che avevano visto la guerra, la violenza, la morte. Ma incontrai anche persone che si prendevano cura di noi. Persone che ci davano cibo, acqua, vestiti. Persone che ci aiutavano a superare il trauma.
Nel campo profughi, imparai molte cose. Imparai che la guerra è una cosa terribile. Imparai che anche nei momenti più bui, c’è sempre speranza. Imparai che ci sono persone buone al mondo.
Dopo due anni, fummo trasferiti in Italia. Arrivammo in Italia con niente. Non avevamo soldi, non avevamo vestiti, non avevamo una casa. Ma avevamo speranza.
In Italia, iniziammo una nuova vita. Imparammo la lingua, andammo a scuola, facemmo amicizia. La vita non era facile, ma era migliore. Non c’era più la guerra. Non c’era più la violenza. Non c’era più la morte.
Oggi, sono un uomo felice. Ho una famiglia, un lavoro, una casa. Ho realizzato i miei sogni. Ma non dimentico mai le mie origini. Non dimentico mai i bambini che ho lasciato nel campo profughi. Non dimentico mai le persone che mi hanno aiutato.
Per questo, ho deciso di dedicare la mia vita ad aiutare gli altri. Ho fondato un’associazione che si occupa di portare aiuti ai bambini rifugiati. Lavoro con altre organizzazioni che si occupano di promuovere la pace e la tolleranza.
Credo che il mondo possa essere un posto migliore. Credo che tutti i bambini meritino di vivere in pace e sicurezza. Credo che tutti noi possiamo fare qualcosa per cambiare il mondo.
Questa è la mia storia. Una storia di coraggio, speranza e amore.