Di biada e di fuselli, di tamburi e di campane, rimbomba in petto ai forti, che vogliono pugnare; che hanno le trombe a stormo, le bandiere spiegate, e cantando canzoni, si slanciano all’assalto; e vanno co’ petti ignudi, contro i moschetti e i cannoni.¹
Sono versi di Giuseppe Garibaldi che descrivono l’entusiasmo dei volontari che si arruolarono per la spedizione dei Mille. E di entusiasmo ne avevano da vendere, quei mille volontari, quando il 5 maggio 1860 sbarcarono a Marsala per liberare la Sicilia dal dominio borbonico. Avevano fame di libertà, fame di giustizia, fame di Italia unita.
Quella spedizione fu una delle tappe fondamentali del Risorgimento italiano. Fu un’impresa disperata, ma riuscì grazie al coraggio, alla determinazione e all’entusiasmo dei volontari. Garibaldi, il loro comandante, era un uomo carismatico e coraggioso, che sapeva infondere fiducia nei suoi uomini. Era anche un abile stratega, e riuscì a sconfiggere i borbonici in una serie di battaglie, fino a entrare trionfalmente a Napoli il 7 settembre 1860.
La spedizione dei Mille fu un evento epocale, che contribuì in modo decisivo all’unificazione dell’Italia. Ma fu anche un’impresa umana, fatta di sacrifici, di sofferenze e di speranze. Garibaldi e i suoi volontari erano uomini comuni, che avevano deciso di rischiare la vita per un ideale. Erano italiani, e volevano vivere in una nazione libera e unita. Il loro sacrificio non fu vano, e l’Italia unita è oggi una realtà.
La spedizione dei Mille è un esempio di come il coraggio, la determinazione e l’entusiasmo possono cambiare la storia. È una storia che ci ricorda che anche noi possiamo fare la differenza, se crediamo in qualcosa e siamo disposti a lottare per esso.
¹ Giuseppe Garibaldi, Le memorie, Capitolo XXVI.