Solo il 19% degli aventi diritto si è recato alle urne domenica scorsa per esprimere il proprio parere sulla proposta di creare una "Città Unica" nel cuore della Calabria.
Il risultato non ha lasciato spazio a dubbi: il NO ha trionfato con un netto 58,23%, mentre il SI si è fermato al 41,02%.
La proposta di fusione era stata accolta con entusiasmo da alcuni, che vedevano nella creazione di una "Città Unica" un'opportunità per accrescere il peso politico e amministrativo di Cosenza e dei suoi dintorni.
Tuttavia, altri si sono mostrati più scettici, temendo che la fusione avrebbe portato alla perdita di identità dei singoli comuni e a una minore rappresentanza dei cittadini.
La bassa affluenza alle urne ha dimostrato che l’interesse dei cittadini per la questione era tiepido, se non addirittura inesistente.
Sembra che lo scarso afflusso alle urne sia anche dovuto a una carente campagna informativa da parte delle istituzioni, che non hanno saputo comunicare adeguatamente i potenziali vantaggi e svantaggi della fusione.
Il risultato del referendum lascia l’amaro in bocca a chi credeva in questo progetto di unificazione territoriale, ma allo stesso tempo apre la strada a nuove riflessioni sul futuro delle città calabresi.
Forse è giunto il momento di ripensare il modello di governo locale, trovando soluzioni alternative che permettano di superare le inefficienze e le divisioni che caratterizzano attualmente molte realtà urbane.
La Calabria ha bisogno di città forti e unite, capaci di affrontare le sfide del presente e di costruire un futuro migliore per le generazioni che verranno.
Il referendum sulla Città Unica ha rappresentato un’occasione mancata, ma non deve essere l’ultima parola su questo tema.
E’ tempo di ritrovare l’entusiasmo e la visione. E’ tempo di guardare al futuro con ottimismo e determinazione, costruendo insieme la Calabria che vogliamo.