La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha chiesto ai medici di segnalare alle autorità i casi sospetti di maternità surrogata, pratica vietata dalla legge italiana.
La richiesta è stata accolta con sconcerto da parte del mondo medico, che ha ribadito il proprio ruolo di tutela della salute e della privacy dei pazienti.
"Noi siamo tenuti a curare, non a denunciare", ha affermato Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo).
La ministra Roccella ha spiegato la sua richiesta sostenendo che la maternità surrogata è "un grave attentato alla dignità della donna e del bambino" e che "lede il diritto fondamentale all'identità personale e alla filiazione".
Tuttavia, gli oppositori della proposta sottolineano che la maternità surrogata può essere una soluzione per le coppie con difficoltà a concepire e che le donne che scelgono di prestarsi come madri surrogate lo fanno consapevolmente e liberamente.
La richiesta della ministra Roccella ha scatenato un dibattito acceso, che ha coinvolto anche esponenti della politica e del mondo cattolico.
Il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, ha espresso sostegno alla posizione della ministra, affermando che "la maternità surrogata è una forma di sfruttamento delle donne".
D'altra parte, la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha dichiarato che "non è compito dei medici fare le veci della Procura".
La questione della maternità surrogata è complessa e controversa, che coinvolge aspetti etici, legali e sociali. La richiesta della ministra Roccella di segnalare i casi sospetti ha acceso un dibattito che promette di continuare nelle prossime settimane.