Ruini, il cardinale che ha fatto tremare la chiesa italiana




Come un personaggio di un romanzo, il cardinale Ruini ha attraversato gli ultimi decenni della storia della Chiesa italiana lasciando un'orma indelebile.

Nato in provincia di Reggio Emilia nel 1935, Ruini si è fatto conoscere come un ecclesiastico conservatore e intransigente, tanto che alcuni lo hanno paragonato a un Torquemada moderno. Ma dietro l'immagine austera e inossidabile si nasconde un uomo complesso e tormentato.

Un percorso tortuoso

Il cammino di Ruini verso l'altare è stato tutt'altro che lineare. Dopo una giovinezza segnata da dubbi e incertezze, ha abbracciato la fede solo all'età di 22 anni. A 41 anni, Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, e nel 1991 arcivescovo di Bologna.

Un guardiano della fede

Come arcivescovo di Bologna, Ruini si è affermato come un intransigente difensore della dottrina cattolica. Ha condannato l'aborto, l'eutanasia e l'omosessualità, attirandosi le ire dei progressisti e l'ammirazione dei conservatori.

La lotta contro la "cultura di morte"

Ruini vedeva nella società occidentale una "cultura di morte" che minacciava i valori tradizionali della famiglia, della vita e della religione. Ha denunciato il relativismo morale, l'edonismo e l'individualismo, e si è battuto per la rievangelizzazione dell'Italia.

Un uomo di potere

Giovanni Paolo II ha affidato a Ruini compiti chiave nella Curia romana, rendendolo uno degli uomini più potenti della Chiesa cattolica. Ha ricoperto la carica di presidente della Conferenza episcopale italiana, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e presidente della Pontificia Commissione Biblica.

Un papa mancato

Nel 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, Ruini è stato uno dei papabili più quotati. Ma la sua candidatura è naufragata per l'opposizione dei cardinali progressisti. Alcuni sostengono che il suo conservatorismo intransigente non fosse in linea con le nuove sfide che la Chiesa stava affrontando.

Gli ultimi anni

Dopo l'elezione di Papa Francesco, Ruini è tornato a Bologna, dove ha continuato a esercitare la sua influenza nella diocesi. Si è distinto per il suo impegno nel dialogo interreligioso e per la sua vicinanza agli ultimi.

Un'eredità complessa

Il cardinale Ruini lascia una pesante eredità alla Chiesa italiana. È stato un guardiano della fede, un simbolo del conservatorismo cattolico e un uomo di potere. Ma è stato anche un uomo di preghiera, un pastore attento e un grande amante della musica. La sua scomparsa segna la fine di un'epoca nella storia della Chiesa italiana, un'epoca in cui la fede cattolica ha dovuto confrontarsi con le profonde trasformazioni della società.