Per anni, ha setacciato gli archivi, intervistato i sopravvissuti e rintracciato i criminali nazisti che erano fuggiti dalle punizioni. Nonostante le minacce e gli ostacoli da parte di coloro che volevano insabbiare il passato, Klarsfeld non si arrese mai.
Nel 1971, ottenne la condanna di Kurt Lischka, responsabile del massacro di 118.000 ebrei nei campi di concentramento di Belzec e Sobibor. Questa vittoria epocale aprì le porte a numerosi altri processi contro criminali nazisti, tra cui Klaus Barbie, il "Boia di Lione", ed Erich Priebke, uno dei responsabili del massacro delle Fosse Ardeatine.
Ma la battaglia di Klarsfeld non si limitava alle aule di tribunale. Anche lui era un abile comunicatore con un talento nel suscitare l'indignazione pubblica e fare pressione sui governi affinché agissero. È stato lui a organizzare il primo raduno di massa di sopravvissuti all'Olocausto a Berlino nel 1988, un evento che ha avuto un profondo impatto sul dibattito pubblico e politico sulla memoria dell'Olocausto.
L'eredità di Klarsfeld è vasta e duratura. Ha contribuito a rompere il silenzio sull'Olocausto, ha reso giustizia alle vittime e ha dato loro una voce nella storia. Ma soprattutto, ha dimostrato l'indomito potere dell'individuo nel fare la differenza, anche contro le avversità più schiaccianti.
Serge Klarsfeld, scomparso nel 2016, è un simbolo di speranza e giustizia e il suo lavoro continuerà a ispirare le generazioni future.
Ricordiamo le sue parole: "Il silenzio è un crimine contro la memoria".