Sora Federico Altobelli




Dopo la conclusione del 13° memorial "Federico Altobelli", torneo di calcio a 5 riservato alla categoria giovanissimi, non posso esimermi dal riportarvi in estrema sintesi alcuni episodi e le relative emozioni che mi hanno toccato da vicino.

Da monte ad un campo sportivo immerso nel verde di un parco, si accede passando accanto ad un'area attrezzata per picnic. All'arrivo, un gruppo di bambini gioca allegramente, sorridenti e spensierati.

Mi avvicino al campo ed il sorriso dei bambini ritorna sui miei occhi. Noto sulla facciata dell'edificio che a sinistra ospita il ristoro, una foto di un bambino moro con un pallone tra i piedi, bellissimo. Federico Altobelli.

Un sorriso, un ricordo, un torneo dedicato ad un giovane calciatore scomparso a soli 13 anni, in un maledetto sabato pomeriggio di 10 anni fa, mentre correva dietro al suo pallone.

I ragazzini in campo si divertono, giocano come tutti gli altri loro coetanei, con l'unica differenza che non hanno conosciuto Federico. O forse, senza conoscerlo direttamente, grazie a questa iniziativa un po' ne hanno sentito parlare.
E forse, tra di loro, ci sarà anche qualche "predestinato", con la "P" maiuscola, che magari proprio in virtù anche di questo torneo, seguirà le orme del giovane talento cresciuto nelle giovanili della Lodigiani, consacratosi poi con le squadre del Catanzaro, del Palermo e della Roma, quindi con 6 presenze in Nazionale italiana.
Sentire parlare dei campioni è bello, ma viverli da vicino, magari toccandone la maglia ed autografandone il ricordo, è meraviglioso. È la sintesi che è stata realizzata in questo torneo grazie alla presenza dell'ex attaccante giallorosso Roberto Pruzzo ed alla donazione alla società organizzatrice di una maglia ufficiale della Roma.


E poi ci sono le emozioni.

Mentre guardo questi giovanissimi correre dietro al pallone, non riesco a non pensare a quel maledetto sabato di 10 anni fa. La notizia mi era giunta via sms da un amico e mi ero rifiutato di crederci. Una tragedia, soprattutto perché ad andarsene era un ragazzo, un bambino.
Non conoscevo Federico di persona, ma lo conosceva mio figlio. Si erano incontrati ad un torneo estivo, Federico giocava nella squadra avversaria. Mio figlio, "Papà, Federico gioca proprio bene, è bravissimo, è fortissimo...". Era uno così, "bravissimo, fortissimo...".
La passione per i propri figli è un sentimento indescrivibile, che ti fa sentire un padre-uomo fortunato, seppur devastato dal dolore, quando ti accorgi che quel giovane "bravissimo, fortissimo..." non potrà più mostrarti i suoi progressi, non potrà più calcare i campi da calcio.
La passione per i propri figli è un sentimento ancora più indescrivibile quando ti accorgi che quella tragedia avrebbe potuto colpire anche il tuo, di figlio.
È così che la maglia della Roma autografata da Roberto Pruzzo, nel mio cuore è diventata un po' più mia. Anche mio figlio ci aveva messo lo zampino.


Grazie ragazzi, grazie di cuore. E grazie Federico, ovunque tu sia.