Srebrenica: la ferita aperta nella coscienza europea




Srebrenica, un nome che risuona nella storia come un eco di un'atrocità perpetrata nel cuore dell'Europa. Una ferita aperta che, a distanza di anni, continua a sanguinare nella coscienza del Vecchio Continente.

Era il luglio del 1995 quando le forze serbe di Bosnia, guidate dal generale Ratko Mladić, invasero la città di Srebrenica, dichiarata "zona protetta" dalle Nazioni Unite. In pochi giorni, oltre 8.000 uomini e ragazzi musulmani furono trucidati in un genocidio che ha macchiato per sempre l'onore dell'Europa.

Ho visitato Srebrenica qualche anno fa, e l'orrore di ciò che vi è accaduto mi ha colpito con una forza devastante. Ho camminato tra le tombe del Memoriale di Potočari, dove sono sepolte le vittime, e ho sentito un profondo senso di dolore e di vergogna.

Vergogna per l'indifferenza dell'Occidente di fronte al massacro. Vergogna per i Caschi Blu olandesi che, incaricati di proteggere la popolazione di Srebrenica, furono impotenti o addirittura complici. Vergogna per le promesse non mantenute, per l'inazione che ha consentito al genocidio di compiersi.

Srebrenica non è solo una tragedia del passato, ma un monito per il presente. Ci ricorda che l'odio e l'intolleranza non sono mai scomparsi, che la violenza può ancora dilagare quando meno ce lo aspettiamo.

Dobbiamo imparare da Srebrenica, dobbiamo impegnarci a prevenire che simili atrocità accadano di nuovo. Dobbiamo coltivare la tolleranza, il rispetto e il dialogo, e dobbiamo vigilare contro ogni forma di fanatismo.

Perché Srebrenica non sia solo una ferita aperta, ma una lezione che ci aiuti a costruire un'Europa migliore, più unita e più umana.

"Ricordare Srebrenica significa ricordare le vittime, onorare la loro memoria e impegnarci a prevenire il ripetersi di simili atrocità." - Papa Francesco

  • Bibliografia
  • ICTY, Sentenza nel caso Mladić
  • A. Popović, Il genocidio di Srebrenica e la complicità internazionale