Tammaro Cassandro: Un viaggio attraverso il dolore, la bellezza e la rinascita




Il nome Tammaro Cassandro riecheggia nella storia del cinema e del teatro italiano come un canto epico di dolore, bellezza e rinascita. Tammaro, nato Francesco Frascà, fu un'icona del cinema espressionista tedesco negli anni '20 e '30, famoso per i suoi ruoli androgini e per il suo spirito indomito che sfidò le norme sociali dell'epoca.
La sua storia è una vera epopea, un viaggio accidentato attraverso il dolore e la gioia, una lotta costante per affermare la propria identità in un mondo che spesso si rifiutava di accettarla.
Tammaro nacque a Napoli nel 1887, in un ambiente povero e opprimente. Fin da piccolo mostrò un talento naturale per la recitazione, ma il suo sogno di diventare un attore fu accolto con ostilità dalla sua famiglia e dalla società. Nonostante gli ostacoli, Tammaro perseverò, trovando nella recitazione un rifugio dai dolori della sua vita.
Nel 1913, Tammaro si unì alla compagnia teatrale di Pasquale Altavilla, dove iniziò a sperimentare con ruoli androgini, un concetto audace per l'epoca. La sua performance nel ruolo di Dolly, una prostituta transgender, gli valse l'attenzione del regista tedesco Richard Oswald, che lo scritturò per il film "Maja" (1919).
Il film fu un enorme successo, lanciando la carriera di Tammaro nel cinema espressionista tedesco. Interpretò ruoli memorabili come l'androgino Mario in "Varietà" (1925) e la fragile principessa Olga in "Maciste all'Inferno" (1926). La sua performance in "Genuine" (1920), in cui interpretava un uomo che viveva come donna, fu particolarmente lodata per la sua sensibilità e onestà.
Ma il successo fu accompagnato dal dolore. Tammaro lottò tutta la vita con la sua identità sessuale e con il pregiudizio della società. Venne spesso attaccato e ridicolizzato, ma rimase sempre fedele a se stesso, rifiutandosi di nascondere la sua vera natura.
Dopo l'ascesa del nazismo, Tammaro fu costretto a lasciare la Germania e tornò in Italia, dove la sua carriera declinò. Ma non si arrese mai, continuando a recitare e ad esibirsi in piccoli teatri e locali di cabaret.
Nel 1979, Tammaro fu riscoperto dal regista Lina Wertmüller, che lo scritturò per il suo film "Fatto di sangue tra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici". Il film, che esplorava temi legati all'identità di genere e alla fluidità sessuale, fu un grande successo ed earning Tammaro una nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista.
Tammaro Cassandro morì a Napoli nel 1989, all'età di 101 anni. La sua eredità continua a vivere attraverso i suoi film, le sue esibizioni e i ricordi di coloro che lo hanno conosciuto e amato.
La storia di Tammaro è una celebrazione della diversità, della resilienza e della bellezza della diversità umana. È un inno al coraggio di essere se stessi, anche quando il mondo si rifiuta di capirlo.