In un mondo di facce note e voci familiari, c'è un volto che mi ha sempre eluso. Uno sconosciuto completo, un enigmatico spettro che aleggia ai margini della mia esistenza.
Da quando ero bambino, ho avuto la netta sensazione che ci fosse qualcuno che mi osservava da lontano. Una presenza silenziosa, discreta, ma innegabile. La vedevo con la coda dell'occhio nei corridoi della scuola, la sentivo respirare proprio dietro di me quando camminavo per strada.
Non sapevo chi fosse o perché mi stesse seguendo, ma la sua presenza costante mi turbava. Era come una macchia scura che incombeva sulla mia vita, un segreto che non riuscivo a svelare.
Ho passato anni a cercare di ignorare lo sconosciuto, a convincermi che fosse solo la mia immaginazione che mi stava giocando brutti scherzi. Ma non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che ci fosse qualcosa di più in corso.
Poi, una notte, è successo qualcosa che ha cambiato tutto. Stavo facendo una passeggiata notturna nel parco quando ho sentito dei passi che mi seguivano. Mi sono girato e ho visto uno sconosciuto che indossava un cappuccio. Non riuscivo a vedergli il viso, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che mi faceva rabbrividire.
Mi ha seguito per un po', mantenendo sempre le distanze. Ho cercato di accelerare il passo, ma non riuscivo a seminarlo. Era come se sapesse esattamente dove stavo andando e cosa stavo facendo.
Finalmente, sono arrivato a casa mia e ho aperto la porta. Lo sconosciuto si è fermato a pochi passi e mi ha fissato per un lungo momento. Poi, senza dire una parola, si è voltato e si è allontanato nella notte.
Quella notte non ho dormito. La presenza dello sconosciuto era più forte che mai. Sapevo che non mi avrebbe lasciato in pace, che sarebbe tornato. E aveva ragione.
Lo sconosciuto ha continuato a seguirmi per settimane. Si presentava nei posti più inaspettati, mi osservava dalla finestra della mia camera o appariva all'improvviso quando stavo per uscire di casa.
La sua presenza costante stava iniziando a logorarmi. Non riuscivo più a concentrarmi sul lavoro o sulla scuola. Ero sempre nervoso, sempre in attesa del suo prossimo movimento.
Poi, un giorno, è successo di nuovo. Stavo camminando per strada quando ho sentito i suoi passi alle mie spalle. Mi sono girato e ho visto lo sconosciuto che mi guardava con quei suoi occhi freddi e penetranti.
Questa volta, però, qualcosa era diverso. Non ho avuto paura. Ho guardato lo sconosciuto negli occhi e ho chiesto: "Chi sei? Perché mi stai seguendo?"
Lo sconosciuto non ha risposto. Mi ha solo fissato per un lungo momento, come se stesse valutando le mie parole.
Poi, ha fatto una cosa che non avrei mai immaginato. Ha abbassato il cappuccio e mi ha rivelato il suo volto. Era il mio, il mio stesso volto. Era come se mi guardassi allo specchio.
Ho indietreggiato, scioccato. Non capivo cosa stesse succedendo. Lo sconosciuto ha sorriso, un sorriso sottile e beffardo.
"Sono te", ha detto. "Sono la parte di te che hai sempre temuto, la parte che hai cercato di nascondere.
Ho realizzato in quel momento che lo sconosciuto non era un'entità esterna, ma una parte di me stesso. Era la mia ombra, il mio lato oscuro, che mi seguiva ovunque andassi.
Da quel giorno, non ho più visto lo sconosciuto. Ma so che è sempre lì, nascosto nell'ombra, in attesa dell'occasione giusta per emergere.
E non so se riuscirò mai a sfuggirgli davvero.