Verona-Cesena: un viaggio nel tempo e nello spazio




"Verona-Cesena: un viaggio nel tempo e nello spazio" correva l'anno 1987. A quell'epoca avevo da poco compiuto diciott'anni e, come tanti altri ragazzi, ero un tifoso sfegatato del Verona. La squadra scaligera, reduce dalla vittoria del suo unico scudetto, era all'apice della sua gloria e giocava a San Siro, contro il temibile Cesena.

  • Un viaggio nel tempo
    Per me, quel viaggio in treno verso Cesena fu un vero e proprio viaggio nel tempo.


    Mi ritrovai catapultato indietro di qualche anno, quando, ancora bambino, accompagnavo mio padre allo stadio. Il treno sferragliava sui binari, lasciando dietro di sé il frastuono della città. Io guardavo fuori dal finestrino e vedevo scorrere paesaggi che mi erano familiari, ma che allo stesso tempo erano diversi. Tutto sembrava più lento, più tranquillo.

    Pensai a mio padre, che non c'era più, e a tutti i ricordi che mi legavano a lui. Ricordai le sue mani grandi e callose, che mi stringevano forte mentre saltavamo insieme sulle gradinate dello stadio. Ricordai la sua voce rauca, che mi incitava a tifare più forte.

    Quel viaggio in treno era un modo per ritrovare mio padre, per rivivere quei momenti che non avrebbero mai potuto ritornare.

  • Un viaggio nello spazio
    Il viaggio verso Cesena fu anche un viaggio nello spazio.


    Per me, che ero abituato alla piccola città di Verona, Cesena era un mondo sconosciuto. Era una città lontana, misteriosa, che mi affascinava e mi incuriosiva.

    Quando arrivai a Cesena, rimasi subito colpito dalla sua bellezza. Era una città antica, con un centro storico ricco di monumenti e di chiese. Mi persi tra le stradine strette e tortuose, ammirando i palazzi signorili e le piazze medievali.

    Cesena era una città molto diversa da Verona, ma era altrettanto bella. Mi sentivo come un esploratore che scopriva un nuovo mondo.

    Lo stadio di Cesena era pieno di tifosi del Cesena, ma c'era anche un piccolo gruppo di tifosi del Verona. Io mi misi in mezzo a loro, con la sciarpa del Verona al collo. Era un modo per sentirmi a casa, lontano da casa.

    La partita fu combattuta, ma alla fine vinse il Cesena. Io non ero dispiaciuto per la sconfitta. Avevo visto una bella partita, avevo conosciuto una nuova città e avevo ritrovato un pezzo di me stesso.

    Il viaggio di ritorno fu ancora più bello di quello di andata. Ero stanco, ma ero anche felice. Avevo vissuto un'esperienza indimenticabile, che mi aveva arricchito dentro.

    Quel viaggio in treno da Verona a Cesena fu un viaggio nel tempo e nello spazio. Fu un viaggio che mi cambiò la vita.

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